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Digitalizzazione e BIM

La digitalizzazione delle imprese italiane: una sfida di cultura e di infrastruttura

19 Novembre 2020
impresa digitale infrastruttura e cultura

“L’innovazione e la digitalizzazione devono far parte di una riforma strutturale dello Stato che promuova più democrazia, uguaglianza, etica, giustizia e inclusione e generi una crescita sostenibile nel rispetto dell’essere umano e del nostro pianeta”.

È questa la sfida promossa dal Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione per permettere all’Italia di non lasciarsi sfuggire le possibilità offerte dalla rivoluzione digitale, rivoluzione digitale che non riguarda solamente la Pubblica Amministrazione o i cittadini, ma che riguarda anche le aziende. L’adozione consapevole della tecnologia, come sottolinea il ministro Paola Pisano, può permettere una vera e propria innovazione su più fronti, sotto il profilo etico, sociale, economico, ambientale e biologico.

Negli ultimi decenni, questo termine è entrato in modo preponderante nel linguaggio comune ma spesso risulta difficile dare una definizione unica. Ciò è dettato dal fatto che il digitale assume significati diversi in base ai diversi contesti nei quali viene applicato. Per quanto concerne il mondo legato alle aziende, la cosiddetta “digitalizzazione nelle imprese”, è importante scorporare una prima dimensione legata alle infrastrutture da una seconda legata alla cultura digitale.

La maturità digitale

Nell’indagine Istat “Digitalizzazione e tecnologia nelle imprese italiane” pubblicata il 12 agosto 2020, con il termine “maturità digitale” viene indicato l’investimento in infrastrutture digitali non come obiettivo a sé ma come condizione per ottimizzare i flussi informativi all’interno dell’impresa, con termini positivi in termini di efficienza e competitività”. Questa prospettiva permette di inquadrare il digitale non solo come in termini di infrastrutture ma come dimensione più profonda. Dal report citato emerge che i settori che investono maggiormente nel digitale sono quelli legati alle telecomunicazioni, la ricerca e sviluppo, l’informatica, le attività ausiliari della finanza, l’editoria e le assicurazioni.

Per quanto riguarda la dimensione delle aziende, nel periodo 2016-2018, il 73,2% delle imprese di piccole dimensioni ha adottato tecnologie digitali mentre la percentuale aumenta significativamente per le aziende con oltre 500 addetti che nello stesso periodo ha investito del 97,1%.

In merito alla valutazione del grado di maturità delle imprese italiane con 10 addetti e oltre, l’Istat sintetizza il tutto in quattro punti: circa tre quarti delle imprese sono impegnate in investimenti digitali (ma con prospettive di ulteriore diffusione di tali attività); le imprese sotto i 100 addetti sono prevalentemente coinvolte nella “costruzione” del loro peculiare modello di digitalizzazione; le imprese con oltre 100 addetti sono invece alle prese con la difficile “sperimentazione” di nuove soluzioni tecnologiche e organizzative;  il 3,8% delle imprese (che valgono il 16,8% di addetti e il 22,7% di valore aggiunto) è già nella fase di maturità digitale; tale quota è decisamente più elevata nel Nord-ovest (4,7%), tra le imprese con oltre 500 addetti (23%) e nell’industria (5,2%).

Cultura Digitale

L’emergenza sanitaria ha fatto emergere in modo evidente un problema, già noto, legato alla cultura digitale. Lo smartworking (che in realtà in molti casi è stato più un telelavoro) e l’esigenza di doversi adattare quasi esclusivamente ai supporti informatici ha delineato, una volta per tutte, la mancanza di una conoscenza legata al mondo digitale. Sebbene ogni giorno siamo connessi, la rivoluzione digitale nella quale da almeno un decennio siamo immersi, non è mai stata accompagnata da un’educazione digitale.
Concentrandosi sulle competenze digitali, il report Istat “Cittadini e ITC” pubblicato nel 2019, evidenzia che il 29,1% degli utenti di internet con età compresa tra i 16 e 74 anni ha competenze digitali elevate, il 25,8% raggiunge quelle basi, il 41,6% ha competenze inferiori a quelle base e il 3,4 % non ha alcuna competenza pur accedendo al mondo della rete. Il report non prende in considerazione i cittadini che non utilizzano internet.

La mancanza di competenze digitali comporta criticità che spesso si riversano anche all’interno dell’ambito lavorativo. Nonostante lo sviluppo digitale esposto nel paragrafo precedente, le aziende dovrebbero impegnarsi nel formare il personale non solo nell’utilizzo delle varie tecnologie ma anche nell’attivazione di percorsi che permettano di acquisire un un pensiero critico legato al mondo del digitale. Infatti, la cultura digitale ha portato alla nascita e alla diffusione non solo di nuovi strumenti ma ha comportato un radicale cambiamento delle strutture sociali, culturali, economiche e comunicative.

Le sfide future

Il documento Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese” del MID presenta una visione chiara per le sfide future in termini di digitalizzazione, innovazione e sviluppo etico e sostenibile. Sono sfide che sono descritte attraverso nove obiettivi che prendono forma con ventuno azioni concrete che hanno l’obiettivo di accompagnare la Pubblica Amministrazione, le aziende, il nostro Paese e i cittadini nel futuro.

Oltre a queste ventuno sfide proposte dal Ministero, la sfida più importante è sicuramente quella di mettere al primo posto la formazione in merito alla cultura digitale spesso relegata in secondo piano rispetto allo sviluppo delle infrastrutture digitali.

Il SED, Salone dell’Edilizia Digitale nasce con l’intento di contribuire a sviluppare un modello culturale digitale, insieme a quello infrastrutturale, per quanto riguarda il mondo dell’edilizia sia in termini di digitalizzazione dell’offerta di prodotti e servizi e sia in termini di digitalizzazione delle imprese del settore.

La fiera si svolgerà a Caserta dal 5 al 7 Maggio 2022 e si candida ad essere a tutti gli effetti essere “la fiera della rinascita” per il settore.

SED 2024: COSTRUIRE IL CAMBIAMENTO